Marcello Foa, gli stregoni dell’informazione e il “nein” della Rai
Nel suo ultimo libro, Gli Stregoni della notizia atto secondo. Come si fabbrica informazione al servizio dei governi (Guerini e Associati, 2018) Marcello Foa racconta, con dovizia di particolari, il ruolo assunto nelle moderne democrazie occidentali dai cosiddetti stregoni dell’informazione, gli spin doctor. Racconta di come gli spin doctor, al servizio di istituzioni e gruppi di potere, orientino le notizie in senso manipolativo e, così facendo, influenzino l’opinione pubblica per fini eterogenei ma sempre di parte. Ne racconta le tecniche sopraffine.
Racconta come, grazie agli stregoni dell’informazione, chi governa la democrazia ha sostituito la lineare e semplice censura – tanto amata dalle dittature e tanto evidente, in termini di mistificazione, a chi la subiva – con la manipolazione della realtà, per cui si fa passare per reale ciò che è spesso inventato di sana pianta e così facendo si controlla l’opinione pubblica. Marcello Foa fa numerosi esempi, partendo spesso dagli Stati Uniti, il centro del mondo occidentale ove queste tecniche sono state sperimentate prima che altrove. Dall’intervento americano in Somalia alla Guerra in Iraq, dal bombardamento della Serbia al processo a Milosevic sino all’enfasi sugli allarmi virus dell’Ebola e dell’Aviaria. Tutti eventi in cui la realtà è stata artefatta per scopi spesso poco nobili. L’autore spiega l’utilizzo da parte degli spin dei frame, ovvero cornici di riferimento valoriali di cui ogni individuo è dotato e con cui gli uomini interpretano la realtà che li circonda, per far accettare cambiamenti politici ed economici altrimenti inconcepibili. Ci racconta, per tornare vicino casa nostra, la creazione a tavolino dei grandi frame collettivi che hanno cambiato le nostre vite negli ultimi venti anni, come quello sull’euro e in generale sull’Europa di Bruxelles, passando per lo spread, creazione che ha permesso di rappresentare come una necessità storica e come un’opportunità di crescita, contro ogni evidenza del reale, l’impoverimento subito dal nostro paese dall’adozione della moneta unica ad oggi.
Con i frame si impone attraverso il linguaggio mediatico una visione alternativa della realtà, come avvenuto, ad esempio, con la Grecia, che viene oggi presentato come un paese salvato dalla Troika (accorsa in suo aiuto per porre rimedio al suo debito pubblico ritenuto allora eccessivo) e che in realtà è una nazione che è stata, da quell’intervento, spogliata di tutto e oggi condotta a un dramma sociale ed economico senza precedenti e privata della sua sovranità. Marcello Foa utilizza, in questo racconto che svela l’inganno e l’ipocrisia di cui troppo spesso sono permeate le democrazie occidentali, il concetto di sovranità in senso positivo. Deduce che questo tipo di informazione non appare quasi mai al servizio di un popolo e della sua sovranità ma rappresenta, al contrario, una reale minaccia per la stessa.
Ci descrive i giornalisti come inglobati in questo ingegnoso meccanismo, ignari dello stesso se non in malafede, ridotti ad amplificatori di notizie imposte con l’astuzia, quasi mai verificate come un serio giornalista dovrebbe fare. E poi racconta di immagini usate a tavolino per impietosire gli animi e orientare coscienze, avulse dal reale contesto cui appartengono. E ancora, di video manipolati, di vere e proprie rappresentazioni cinematografiche commissionate ad hoc e spacciate per eventi reali e spontanei. Chi coglierà l’essenza del lavoro di Foa difficilmente leggerà un giornale o guarderà un telegiornale con lo stesso spirito di prima. Difficilmente non comincerà a chiedersi cosa c’è dietro un messaggio improvvisamente reiterato ossessivamente dai media, con immagine strappalacrime a contorno. Noi crediamo che quel lettore ne acquisirà in coscienza e libertà di spirito. Crediamo anche che quel lettore capirà, senza ombra di dubbio, perchè Marcello Foa non è, oggi, presidente della Rai.