La banalità del “fare”
Non si parla d’altro da giorni: lo sforamento del deficit sul PIL al 2,4%… Che poi uno sforamento non è perché i parametri di Maastricht (datati, tra l’altro, 1992) fissano questo rapporto al 3%. Per di più non ci sarebbe niente di male: basti pensare che i “cugini” d’Oltralpe si apprestano a varare una manovra finanziaria con taglio delle tasse tale da portare questo rapporto a spingersi fin sotto la soglia: al 2,8% per l’esattezza. Però loro son più bravi perché hanno il debito pubblico più basso e stime di crescita del PIL più alte, intorno all’1,8% contro il nostro misero 1,2%. In questa insalata mista di numeri e paroloni, di decimali e tecnicismi, non dimentichiamo il debito pubblico, che poi è quello che ci frega, perché, sempre per rimanere al paragone coi francesi, da noi è al 130% rispetto al PIL, a Parigi segnano un rosso inferiore al 100% del loro PIL.
Non preoccupatevi. Non staremo qui a sciorinare cifre e percentuali, dati ed ipotesi, tecnicismi e “buro-calcoli”. Certo, è doveroso ricordare che il debito pubblico del Giappone, dove non se la passano male, è del 250%. Duecentocinquanta per cento del PIL. Come è possibile direte voi? Semplice: il debito del Giappone è in larga parte in mano agli stessi giapponesi, il che fa sì che è un po’ come se i soldi restassero in casa (o in cassa che dir si voglia). Su che fine faccia il nostro è un’altra (lunghissima) storia.
Basta numeri, dicevamo… Ed appunto torniamo alla Politica. Con la P maiuscola. E sì perché i fatti di questi giorni (e degli ultimi anni gettando lo sguardo oltre le Alpi) ci danno dei segnali. Delle due l’una: o la Politica decide, o la politica si riduce a mera amministrazione condominiale. Bisogna scegliere: “rassicurarsi” dentro la panacea dei mercati e dell’Europa che sterilizza le scelte politiche o provare ad aprire il vaso di Pandora con tutti i rischi che si corrono. Il rischio è per i più giovani, si obietta. Eppure non sembra che la generazione mille euro (quando va bene), questi giovani under 40 (una volta i 40enni erano avviati padri di famiglia e non erano da tempo più giovani), questi “arrabbatta contratti” e “sogna mutuo” (parliamo spesso di laureati con master e 2 lingue parlate fluentemente da inserire nel CV) non ci pare se la passino benissimo.
Il tema è aperto e non è questione di governo giallo-verde, rosso, nero o democristiano. Tantomeno è questione italiana. La Grecia ci ha provato. Gli Inglesi ci hanno salutato con la Brexit. Decidere. Non subire leggi e diktat decisi altrove; un altrove che non necessariamente si chiama Bruxelles. Per i Catalani si chiama Madrid, per gli Scozzesi Londra, per la gente comune… banche. Ed ecco che questa semplice, logicissima voglia di contare e decidere a casa propria deve essere etichettata in qualche modo. In genere con qualche –ismo: sovranismo, populismo, razzismo, fascismo. Tanti –ismi, tranne uno: decisionismo. La gente lo ha capito, lo percepisce, lo sente addosso. Ed ecco che, tornando alle questioni di Casa Nostra, i Ministri affacciati al balcone di Palazzo Chigi diventano l’icona plastica della sfida all’Europa. Non è il punto percentuale in più o in meno a fare la differenza. Qui si mette in discussione un sistema che ci ha privato di quella che, paradossalmente è l’essenza della democrazia: rappresentare il popolo… decidendo!!!