[Giorno 3] Sul Coronavirus nulla è certo, tranne la paura
Tutti a casa. No, non è il film di Alberto Sordi, anche se in qualcosa ce lo ricorda: chissà come si deve essere sentito quel soldato italiano, interpretato dall’attore romano, quando i tedeschi, fino a un minuto prima alleati, cominciarono a sparargli addosso. Era l’8 settembre. Crollava un mondo, “con uno schianto, non con una lagna”.
A casa, anche oltre il 3 aprile. Arriva l’esercito, si darà una stretta ulteriore alle uscite. Batteremo il nemico. Fino a quando? Non è dato saperlo. Dipende dalla curva dei contagi. Si deve arrivare al picco e poi il numero deve scendere. Ci sono dei modelli teorici predittivi da utilizzare in questi casi. Su questo gli scienziati e gli statistici lavorano, per capire quando il nemico sarà sconfitto. E te lo spiegano, è tutto trasparente, ci sono i dati. Così tu sai perché devi restare a casa.
Basta sfogliare un giornale. Il Corriere della Sera di stamattina, ad esempio. Parla il Dott. Demicheli, l’epidemiologo della Regione Lombardia, la più colpita. E spiega che secondo lui, ai 20.000 casi lombardi acclarati, vanno aggiunti i sintomatici lievi, che si potrebbero calcolare “in 80-100.000”. A ciò vanno aggiunti i totalmente asintomatici, che secondo alcuni studi stranieri potrebbero essere il 70 per cento del totale. Quindi in Lombardia i contagiati, secondo questo medico, sarebbero almeno 170.000. Ma non sono numeri certi. Potrebbero essere di più.
Visto che stiamo a casa, possiamo fare due conti. Se i contagiati sono 170.000 e i decessi lombardi sono 2168, il tasso di letalità del virus è l’1,2% dei contagiati. Lo stesso Demicheli, però, precisa che qui in Italia questi dati sono falsati, perché consideriamo tra i decessi da Covid19 anche quelli di soggetti con varie patologie pregresse. Giusto. Ecco perché la Protezione civile, nel macabro rituale delle 18.00, dichiara che il numero dei decessi deve essere certificato dall’ISS. E l’istituto Superiore della Sanità li certifica, nel senso che ne analizza le caratteristiche. Finora, i dati dicono che il 48,5% di questi avevano 3 o più patologie gravi. Non sono morti da Covid19. Se cosi fosse, il tasso di letalità lombardo scenderebbe allo 0,6%. Un altro 50% aveva già 1 o 2 patologie. Il conto fatevelo voi, è facile. Ma non azzardatevi a paragonarla ad un’influenza. E soprattutto: non sono numeri certi, nulla è certo. Tranne la paura.
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Forse dovremmo guardare solo la tv, senza farci troppe domande. Prendendo esempio da quelle madri moderne, che lanciano anatemi sui social contro chi va a farsi la passeggiata solitaria: e ce le vedi a disinfettare tutto, a distruggersi le mani con l’amuchina, a esprimere il loro bisogno ancestrale di protezione della cucciolata, ad affacciarsi alla finestra e a individuare il nemico nel proprio simile. A prendere un telefonino e a postare su Facebook la propria indignazione. Se qualcuno si azzarda a esprimere un pensiero dissonante, ti urlano in faccia… non la vedi la televisione? Dobbiamo obbedire. È giusto che prevalga l’istinto materno, siamo tutti in preda a questo istinto, che è funzionale alla conservazione della specie. Peccato che non siamo solo animali, non abbiamo solo istinti programmati, abbiamo la responsabilità della scelta e del tentativo di comprensione, che ne è il presupposto. I padri, dove sono?
Vorremmo pure noi affidarci a questa televisione, che ci fa vedere lo strazio dei morti di Bergamo e di Brescia, senza dirci perché i dati della Lombardia e, in particolare, proprio di Bergamo e Brescia sono così anomali rispetto al resto del paese. Piacerebbe pure a noi credere che andrà tutto bene, ma qualche dubbio deve pure venirci nel momento che questo slogan ci proietta in un futuro che ad oggi non è dato immaginare. Per cosa vi state conservando, questa è la domanda. E che prezzo state pagando.
Lungi da noi difendere questo mondo che sta crollando, magari il Covid19 è davvero il cigno nero della globalizzazione e del paradigma neoliberista. Ma ad oggi non ci è dato saperlo, ci è dato solo affacciarci su questa terra sempre più desolata.
Cosa ci ha mostrato il Coronavirus
Il virus, questo formidabile nemico che toglie il velo, lascia visibile ciò che prima poteva mascherarsi. Il che è quanto meno paradossale, di questi tempi. Perché adesso è talmente evidente. Non vi è mascherina a coprire il volto del paese.
- La cosiddetta comunità scientifica non esiste, esistono gli scienziati che contano e quelli relegati ai margini perché non funzionali alla narrazione dominante.
- La politica non sa gestire l’emergenza, se non facendo affidamento ai protocolli e alle procedure dettati dai tecnici, che deresponsabilizzano il governo e garantiscono il consenso, svelando la sua vocazione prettamente amministrativa.
- La democrazia è una mera procedura, non un valore, che può legittimare esiti inimmaginabili quando la è rivolta a una massa terrorizzata, così manipolabile.
- Il modello economico e sociale a cui ci siamo consegnati ci ha impoverito al punto da non poter curare la nostra gente.
- A Bruxelles vi è un’istituzione funzionale a degli interessi che non sono i nostri.
- L’euro è una moneta che dobbiamo chiedere in prestito, pagandone il prezzo. Non dipendiamo da noi stessi, qualcuno deve venirci a salvare. E a noi piacciono i liberatori.
Non crediamo che questo paese sia in pericolo per un virus. Crediamo che questo paese abbia subìto, negli ultimi 70 anni, continui attacchi da nemici invisibili e, in particolare, da quel pensiero unico, politicamente corretto, che negli ultimi venti ha rotto qualunque argine. Crediamo che la qualità delle persone, così come la cultura, sia scesa e di molto. Non riusciamo davvero a intonare l’Inno di Mameli dal balcone, facendo il verso ad un popolo. Se ci rimane un briciolo di identità, è ora che emerga. Perché se non succede, più pericoloso del virus può essere il vaccino.
Come dice la tv, cara madre di famiglia, questo vaccino è la tua, la nostra unica speranza. Mentre ti dice, contemporaneamente, che il virus muta. Per cui il vaccino è inutile, se ci pensi: non servono gli anticorpi che ti inietteranno se nel frattempo il nemico è mutato. E invece servono, fidati. Magari non a te, non a tuo figlio….ma a qualcun’altro.