De Magistris: Sindaco, rivoluzionario e politicamente corretto…
Tanto tuonò che piovve. E il Sindaco di Napoli annunciò l’autonomia della città del sole. Autonomia, si sa, significa darsi la propria legge. E Napoli si autodeterminerà da subito, al di fuori del ristretto cerchio dello Stato nazione. Il Sindaco, finalmente, ci ricorda ciò che eravamo. Una capitale, e tra le più splendenti. Di un Regno che funzionava, tra i meno indebitati. L’unità si fece con un’annessione e significò cancellazione del debito altrui con i soldi del Meridione. E poi tanto altro.
Si vabbé, c’è questa retorica insopportabile che mischia cose vere e luoghi comuni, che fa di Napoli la città più bella del mondo, quasi un esempio di convivenza, paladina di libertà e accoglienza, riconosciuta come tale: non a caso Napoli è piena di turisti. E se lo merita, malgrado tutto. Abbiamo cacciato i tedeschi cattivi nel ‘43 (ed accogliemmo gli americani… siamo sicuri che il sindaco nostro abbia letto Malaparte?). Molti sono andati a lavorare per le fabbriche del nord (e molti tra loro hanno fatto la fortuna della prima Lega nord e forse oggi si dicono orgogliosamente padani). Abbiamo un debito che non ci permette di comprare gli autobus, ma lo ripudieremo. E avremo una moneta sovrana.
Insomma, il Sindaco guida la rivoluzione democratica, colorata e costituzionalmente orientata. Nessuna contraddizione, se la vedete è perché non siete di mentalità aperta, non siete veri partenopei. È come per la città: se ha qualche problema la colpa è altrui. Qui si fa quel che si può, con cuore e volontà. E umanità. Tanta umanità.
Eppure, appare perdente questa versione colorata e sinistrorsa del populismo partenopeo. È fuori tempo, perfino più stantia dei proclami antisalviniani di un qualsiasi deputato del Pd. In questo, Napoli non è diversa dal resto dell’Italia, e probabilmente dell’Europa. Giggino cerca di intercettare il vento e ci propone una contestazione a suo uso e consumo, una ribellione al sistema in nome della Costituzione, insomma una guerra con i fiori come armi. Il suo nemico è questo Governo, perché discrimina il meridione ed è a trazione nordista. Ma del napoletano si può dire tutto, tranne che sia fesso. E poi abbiamo anche sangue greco nelle vene, la logica non ci è estranea, insomma… avvertiamo la contraddizione, la tendenza all’astrazione non ci prende fino in fondo, qui a Napoli vi è culto dei santi, feste pagane e fuochi accesi. Vi è la statua del Dio Nilo e il Cristo velato. Nel caso fessi ci facciamo fare perché conviene…
E in questo caso, non conviene più. L’urgenza della realtà è più forte della visione astratta e ideale di questo Sindaco, che vorrebbe Napoli accogliente e colorata, sempre e comunque, in nome di una solidarietà di principio e di un umanitarismo sempre assai politicamente corretto. La verità è che la città soffre, più di prima. Quartieri interi sono in preda al degrado, alcuni per i soliti motivi, altri per le nuove emergenze, tra cui quella degli immigrati, che il Sindaco fa finta di non vedere, perché noi siamo accoglienti e vogliamo accogliere sempre. Il De Magistris amministratore non lascerà un grande ricordo ai napoletani. Molte macerie. Qualche cambio nella toponomastica che rivela ignoranza e chiusura ideologica, oltre allo scarso rispetto per la storia della città. Ma i napoletani neanche se ne sono accorti. No, non verrà rimpianto.
Il De Magistris politico, che cerca di prepararsi una carriera, che propone questo meridionalismo “dei diritti civili”, appare invece caricaturale. La questione del debito, quella dell’autonomia e della moneta sono questioni serie che meriterebbero una seria riflessione se poste all’interno di una visione politica coerente (De Magistris avrà letto Auriti? O magari Silvio Gesell? o Pound? No Pound no, non piace ai centri sociali… ). Nei proclami del nostro masaniello, infarciti di luoghi comuni e forzature retoriche, appaiono neutralizzati e svuotati di senso. Napoli autonoma, con la propria moneta da vendere sulle bancarelle da affiancare all’euro. Contro questo governo, ma magari a favore dell’Unione Europea. Che ripudia il debito, senza una parola sul debito pubblico in moneta straniera che stritola l’Italia tutta e quindi anche Napoli. A difesa delle tradizioni, identità e specificità, ma fautrice dei diritti umani e del libero scambio di merci e persone, che sono la giustificazione ideologica e l’attuazione pratica dell’ideologia mondialista che distrugge popoli, culture e tradizioni. Insomma, è come se raccontassero ad un napoletano che un suo concittadino che tifava Inter da ragazzino si riscopre disinteressatamente tifoso del Napoli quando diventa sindaco. Signori si nasce e il napoletano non è fesso…