Aerei da combattimento russi in Libia. Cosa c’è di vero nelle accuse degli Stati Uniti?
Roma, 29 mag – Il 26 maggio scorso, l’Africom, il comando militare degli Stati Uniti in Africa, ha accusato la Russia di aver dispiegato moderni aerei da combattimento in Libia a sostegno dell’Esercito Nazionale Libico (Lna), impegnato nel conflitto con il Governo di Accordo Nazionale (Gna), presieduto da Fayez al Sarraj. L’Africom ha pubblicato una serie di foto che ritraggono un aereo da caccia russo in Libia come prove a sostegno delle sue accuse.
“Bugie infondate diffuse dai media Usa”
Il portavoce dell’Lna Ahmed Mismari ha prontamente smentito le accuse del comando americano, definendole “voci e bugie infondate diffuse dai media” statunitensi. Ha ricordato che la scorsa settimana l’Lna ha riparato quattro vecchi jet libici e ha annunciato una nuova offensiva aerea contro le milizie del Gna. Nel presentare le foto esibite come prova, l’Africom ha precisato che le caratteristiche di identificazione dei velivoli erano stati rimossi dalle fusoliere. Si tratta, tuttavia, di un dettaglio poco significativo, infatti i moderni sistemi radar dispongono di una elettronica avanzata e di sistemi di rilevamento amico-nemico (IFF) altamente sofisticati che possono facilmente identificare qualsiasi apparecchio militare.
In realtà, gli americani hanno presentato delle immagini sfocate che ritraggono aerei militari russi in volo. Non è chiaro dove e quando sono state scattate le foto. Vale la pena ricordare che aerei Nato e aerei russi si accompagnano spesso reciprocamente nelle zone d’aria di confine e, nel corso del conflitto siriano, accadeva che si incontrassero spesso in volo. Tra le prove esibite dagli Stati Uniti c’è una foto di scarsa qualità che ritrae un Su-24 senza alcuna indicazione di luogo e di orario, inoltre la parte inferiore dell’immagine è stata tagliata come se si volesse nascondere qualcosa. Un’altra foto, questa volta a colori, ritrae un Su-35, ma anche qui è riscontrabile una forte elaborazione dell’immagine, senza che Africom ne spieghi la ragione.
La base aerea russa in Siria
Ma non è tutto. Scorrendo le altre fotografie esibite come prova, ce ne sono alcune in cui si riconoscono le piste della base aerea russa di Hmeimim in Siria. Non è chiaro perché siano state inserite nel dossier: l’aviazione di Mosca, infatti, è ufficialmente presente in Siria e, dunque, non si comprende queste immagini a cosa alluderebbero, anche perché non supportano la tesi di una presunta “riverniciatura” del caccia russo in Siria per un suo impiego sui cieli libici. L’accusa di Africom è che Mig-29 e Su-35 si trovassero nella base aerea prima di partire per la Libia, ma anche queste immagini non sono datate. Il comando americano esclude a priori, senza motivare la cosa, la possibilità che i velivoli ritratti siano in realtà impegnati nello spazio aereo siriano contro gruppi terroristici attivi in quel paese.
Ma nel dossier di Africom non ci sono solo foto di bassa qualità di aerei da combattimento e di basi aereonautiche situate in Siria. Ci sono anche fotografie di ottima qualità della base libica di Al Jufra, datate 19 maggio 2020. In esse si vede un trattore che traina un Mig-29. Oltre alla data vengono anche fornite le coordinate esatte e l’orario in cui la foto è stata scattata. Purtroppo, però, questa immagine non ci dice nulla sull’origine dell’apparecchio. Oltre che in Russia, infatti, il Mig-29 è in servizio in varie versioni in almeno altri 23 paesi, alcuni dei quali africani come Eritrea e Ciad.
Le foto diffuse dagli Usa
I russi: “Dagli Usa fake news”
Il comandante di Africom, Stephen Townsend, non è disposto a mettere in discussione il valore probante delle immagini pubblicate e ha confermato le accuse con alcuni tweet. A Mosca la denuncia di Africom ha destato sorpresa e il vicepresidente della Commissione Difesa della Duma ha affermato lapidariamente che “la notizia è falsa” e che si tratta “dell’ennesimo film dell’orrore americano”.
La questione è particolarmente delicata. La conferma della presenza di aerei militari russi impegnati in Libia a sostegno delle truppe del generale Haftar, vorrebbe dire che il Cremlino sta violando l’embargo sulle armi in Libia e gli accordi internazionali ed andrebbe pertanto affrontata dall’Africom con la dovuta cautela. Anche perché il comando americano in Africa appare assai meno zelante nel sottolineare l’ormai ampiamente comprovata fornitura di materiale bellico, e non solo, della Turchia a favore del Governo di Accordo Nazionale di Fayez al Sarraj.
Per gentile concessione de Il Primato Nazionale